Non vi dirò come si smacchia un paio di jeans: per tutto questo ci sono le mamme e YouTube. Questo è il racconto di un episodio divertente e realmente accaduto, che esemplifica bene quanto sia difficile rimediare un vestito last minute per chi, come me, non si conforma ai canoni fisici standard.

Spoiler: anche i disabili si sporcano

Soprattutto i disabili, vorrei dire, con quelle manine di ricotta che si ritrovano: basta una forchetta impugnata male e… SPLOTCH, è subito padella di sugo sulla camicia (è ironia: si capisce, vero?).

Ketchup sul pane che disegna una faccina sorridente

Ma non divaghiamo. Succede che vado via due giorni; succede che mi porto dietro il minimo ricambio di vestiti indispensabile, perché tanto non ci sarà il tempo per grandi sfilate di moda e devo farci stare tutto in uno zaino-trolley che starà in pullman: 1 pigiama (ovvero canottiera e shorts), 2 paia di calze, 2 di mutande, 1 reggiseno, 2 magliette, 1 golfino, 1 paio di pantaloni. Un solo paio di jeans per due giorni: mi sembra ragionevole, no?

Succede che durante il pomeriggio del primo giorno mi macchio irrimediabilmente i pantaloni che indosso e che potrò raggiungere un bagno degno di questo nome (quello del pernottamento) solo in serata: anche ammesso che la macchia venga via con il lavaggio a mano, non ci sarà il tempo materiale perché il tessuto si asciughi all’aria, essendo la sveglia del giorno dopo alle 5.30.

Succede che nella storia, fortunatamente, mi trovavo in un centro città (Padova!), ma dovevo agire in fretta perché i negozi chiudevano alle 20.00.

Alla ricerca del pantalone pulito

O di una gonna, un vestito: insomma, qualsiasi cosa potesse svoltarmi con dignità almeno il secondo giorno di viaggio. Ho già raccontato in un post precedente quanto sia complesso per una donna alta un metro trovare da vestire, figuriamoci se la missione deve essere portata a termine in poche ore e con risorse limitate (niente macchina da cucire, niente mamma sarta a disposizione). Ma questa è una storia a lieto fine e per arrivare ad avere un nuovo paio di jeans ho amalgamato quattro ingredienti:

  1. un’amica senza vergogna e con una buona dose di faccia tosta;
  2. una catena di negozi di abbigliamento cheap (che abbiano sia reparto adulti che bambini);
  3. creatività q.b.;
  4. un fioraio.

Ora, cosa c’entri un fioraio con dei jeans ve lo spiego tra poco. Dopo aver recuperato l’amica che avrebbe avuto parte determinante nell’impresa, la mia scelta è ricaduta sul negozio H&M di Padova (N.B.: totalmente accessibile, ha anche il camerino di prova più grande per far entrare la carrozzina!). Ho cominciato subito a valutare varie opzioni oltre all’idea iniziale di pantalone lungo:

  • leggings morbidi: ma da bambina erano troppo stretti in vita, da donna troppo lunghi e non avrei saputo come accorciarli senza macchina da cucire;
  • gonna o shorts senza calze: un po’ azzardato, non sapendo bene che clima ci sarebbe stato il giorno dopo. Ma la verità è che l’ultima ceretta fatta non era così recente;
  • abito: stessa difficoltà nel conciliare il rapporto larghezza/lunghezza (e non dimentichiamoci della ceretta).

Tranne nel fortunatissimo e insperato caso di trovare un paio di pantaloni da adulto lunghi fino al ginocchio – che a me probabilmente sarebbero calzati a pennello come pantaloni lunghi -, tutti gli altri sarebbero stati da modificare con ago e filo. Tutti, tranne proprio… i jeans!

Jeans a taglio vivo

La moda ormai evergreen del denim “sbregato” mi è stranamente venuta in soccorso: sarebbe bastato un paio di forbici (altro problema da risolvere) e avrei potuto provare e scegliere un jeans che mi vestisse bene in vita. Il giorno seguente il mio look avrebbe avuto soltanto un tocco impercettibilmente più rock, con quell’orlo sfrangiato che avrei fatto cucire da mia madre in un secondo momento.

E così è stato. Mentre ero magno cum gaudio nel camerino con il capo vincitore addosso (ovviamente penzolante ben oltre la punta dei miei piedi), la mia amica è andata spavalda a chiedere il soccorso delle commesse: ma è tornata vittoriosa solo in parte, poiché il negozio non possedeva un paio di forbici da sarta. Le commesse le hanno donato, però, due mollettine con cui abbiamo segnato la lunghezza ottimale dei jeans.

Dopo aver pagato i nuovi, metaforicamente sudati pantaloni e aver fatto amicizia con tutti lì dentro, la nostra seconda missione era procurarsi delle forbici abbastanza affilate. Le alternative erano due: trovare un negozio che le vendesse, oppure qualcuno che ce le prestasse per pochi secondi. La soluzione si è palesata come un’epifania a poche decine di metri da H&M, sotto il porticato all’angolo di due vie: il chiosco del fioraio!

Forbici da fioraio

E vissero tutti vestiti e contenti

Si sa, i fioristi hanno bisogno di grandi forbici per recidere gli steli dei fiori. Io e la mia amica, colte dallo stesso malvagio pensiero, abbiamo confabulato in modo losco per qualche secondo, il tempo necessario perché lei mi rassicurasse di non avere alcun problema a portare a termine la missione. Dunque, sfoderando la miglior faccia di bronzo che potessimo avere (più lei che io), ci siamo avvicinati alla coppia di fiorai e abbiamo esposto allegramente la situazione; la moglie, da brava padovana, dopo una brevissima iniziale sospettosità ha preso sul serio il problema e ha svolto il compito con grande zelo… lasciandosi anche un po’ prendere la mano nella ricerca della perfezione nel taglio del tessuto (per fortuna non troppo).

Quando la mia amica è uscita dal chiosco con i due moncherini di jeans – io ho aspettato fuori, tra le rose e le peonie – è stato un trionfo: la missione era compiuta e ormai eravamo amiche anche dei fioristi!

La sera, arrivata all’alloggio che avevo preso per la notte, c’è stata la prova del nove: i jeans erano perfetti. Tuttavia c’era un particolare che fino ad allora non avevo notato… la cassiera si era dimenticata di togliere la placca antitaccheggio (e noi mute)! E così, il secondo giorno di viaggio me lo sono fatta indossando dei nuovissimi jeans dall’orlo strappato e con un’insolita “spilla” sopra la natica sinistra. Ma questa è un’altra storia.

Jeans con orlo strappato

I miei nuovi jeans d’emergenza con l’orlo strappato

2 Commenti

  • Jackie ha detto:

    Ci vuole ben altro che una macchia di sugo per fermare una tosta come te.

    p.s. Noi fuori misura non finiremo mai di ringraziare chi è capace di accorciare o allungare. Senza di loro saremmo condannate ad andare in giro nude. 🙂

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