Appena si aprono i battenti di legno di quella porta sotto al timpano con l’elefante in bassorilievo, arriva una folata di passato. Basta un passo, o una spinta alle ruote della carrozzina e, superata la soglia, ci si ritrova dritti dritti in una scena de Il nome della rosa: se si guarda bene, si può scorgere Guglielmo da Baskerville seduto a un banco, intento a decifrare una pergamena con gli “oculi de vitro cum capsula” sul naso.

Porta in legno della Biblioteca Malatestiana, 1454

La porta del 1454 (dal sito http://www.comune.cesena.fc.it/malatestiana/antica)

Infiltrata speciale

Mi sono diplomata da poco alla Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università di Padova, ma la nostalgia di quel percorso è già grande: per questo ho chiesto di potermi aggiungere al viaggio d’istruzione che i miei ex compagni dell’anno successivo al mio avrebbero fatto a fine aprile, tra Cesena (a vedere i manoscritti miniati della Biblioteca Malatestiana) e Forlì (alla mostra “L’Eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio“, allestita ai Musei di San Domenico e di cui non parlerò).
Non ero mai stata né a Cesena né a Forlì, ed ero estremamente curiosa, oltre che già affamata al pensiero della pausa pranzo con piadina romagnola d’ordinanza. La risposta da parte della Scuola di Specializzazione è stata ovviamente affermativa, sennò non sarei qui a raccontarvelo.

Biblioteca Malatestiana di Cesena

La “nuova” Biblioteca Malatestiana

La biblioteca di Malatesta Novello

Lo so, lo so che prima ho paragonato romanticamente la Biblioteca a una scena tratta da Il nome della rosa (che è uno dei miei libri preferiti), ma è un anacronismo: credete che non sappia che il romanzo è ambientato più di un secolo prima della costruzione della libraria cesenate?
Cesena vuol dire soprattutto Malatesta. Per la precisione, Malatesta Novello figlio di Pandolfo, signore della città tra il 1429 e il 1465: mecenate rinascimentale di tutto rispetto, fu sua l’iniziativa di costruire una biblioteca all’interno del convento di San Francesco – anche se su una precedente idea dei frati lì insediati – per custodire il suo patrimonio librario. I lavori di costruzione procedettero tra il 1450 e il 1452, mentre la porta in legno, uno straordinario esempio di intaglio quattrocentesco perfettamente conservato, è datata 1454 e firmata da Cristoforo da San Giovanni in Persiceto.

Timpano d'ingresso della Biblioteca Malatestiana

Il timpano della porta d’ingresso, con il simbolo araldico dell’elefante
E cosa c’entra l’elefante scolpito nel timpano? È uno degli emblemi araldici dei Malatesta – insieme alle tre teste maschili, alla grata e alla scacchiera – poiché, secondo il motto della casata, «l’elefante indiano non teme le zanzare»: e se pensiamo che Sigismondo Pandolfo, fratello di Malatesta Novello e signore di Rimini (solo io me lo immagino in bermuda e infradito a prendere il sole?), morì di malaria, ci rendiamo conto che le zanzare non erano soltanto degli insetti fastidiosi.

Biblioteca Malatestiana di Cesena, interno Le navate della biblioteca

La Biblioteca sembra una chiesa: tre navate (con volta a botte quella centrale, con volte a crociera quelle laterali) scandite da colonne, rosone centrale, banchi di legno. Le pareti e le volte sono intonacate con un curioso color verdino originale, mentre la luce bianca e diffusa, quasi lattiginosa, entra dalle finestre piombate ad arco acuto laterali e si rivela ottima per la lettura.

Un patrimonio dell’umanità

La Biblioteca Malatestiana di Cesena detiene due primati: è considerata la prima biblioteca civica d’Europa (dal momento che era di proprietà pubblica, anche se affidata alle cure di un custode francescano) ed è l’unico esempio di biblioteca monastica umanistica giunta fino a noi integralmente conservata nell’edificio, negli arredi e nel patrimonio librario. Già, perché i libri (343 manoscritti e 48 volumi a stampa aggiunti alla raccolta tra il XVI e il XVIII secolo) sono ancora oggi depositati proprio qui, assicurati con catene di ferro ai plutei, i banchi da lettura in legno di pino con gli stemmi malatestiani in bassorilievo.

Il microclima della Biblioteca ne fa un luogo di conservazione perfetto tanto che non c’è bisogno di tenere i libri in un deposito, poiché – come ci spiegava la conservatrice che ci ha guidati nella visita – rilevazioni recenti hanno stabilito che le variazioni di umidità tra estate e inverno sono minime.

Banchi della Biblioteca Malatestiana

I “plutei” originali della biblioteca

Uno dei banchi della Biblioteca Malatestiana

I manoscritti sono assicurati ai plutei con catene in ferro

Questo luogo è talmente straordinario che nel 2005 l’UNESCO l’ha inserito, primo in Italia, nel Registro della Memoria del Mondo: si tratta di un programma fondato nel 1992 che censisce e salvaguardia il patrimonio documentario dell’umanità dai rischi connessi all’amnesia collettiva, alla negligenza, alle ingiurie del tempo e delle condizioni climatiche, dalla distruzione intenzionale e deliberata. Il programma si pone l’obiettivo di facilitare la conservazione dei documenti e di favorirne l’accesso universale: a tal proposito, molti manoscritti della Malatestiana sono consultabili in un catalogo online aperto a tutti.

Il Registro dell’UNESCO include documenti di natura eterogenea, come raccolte di testi, manoscritti, fotografie, spartiti musicali, filmati; per intenderci, insieme alla Biblioteca Malatestiana di Cesena si possono trovare, ad esempio: gli archivi delle Compagnie olandesi delle Indie Occidentali e Orientali, i registri degli schiavi caraibici tra i secoli XVII e XIX, la Bibbia a 42 linee di Gutenberg, le fiabe dei fratelli Grimm, i film dei fratelli Lumière, l’Arazzo di Bayeux…

Visita Biblioteca Malatestiana Cesena

Il percorso di visita alla Biblioteca Malatestiana di Cesena è accessibile

La Malatestiana oggi: una biblioteca accessibile

Il percorso della visita guidata alla Biblioteca Malatestiana antica, fruibile da tutti, include anche l’esposizione permanente dei corali del XV secolo e la Biblioteca Piana (dal nome di Pio VII, il papa cesenate che destinò alla città natale il suo patrimonio bibliografico): finalmente delle bacheche espositive (alcune, non proprio tutte) come si deve! Per quanto i manoscritti siano pienamente apprezzabili solo dall’alto, queste vetrine sono interamente di vetro anche sui lati, permettendo anche a chi è seduto in carrozzina di rendersi per lo meno conto di ciò che è contenuto al loro interno (non come alla mostra sui Longobardi a Pavia!).

Biblioteca Piana di Cesena

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I corali del XV secolo esposti in bacheche “accessibili”

La Biblioteca Malatestiana – sia quella antica musealizzata, sia quella recentemente rinnovata e adibita allo studio militante dei ragazzi d’oggi – è pienamente accessibile (nel senso che ha l’ingresso con porta automatica, l’ascensore e i servizi igienici attrezzati, oltre che a un personale sorridente e disponibile); gettando occhiate di sfuggita agli ambienti della biblioteca “nuova”, ho apprezzato particolarmente il fatto che i banconi delle receptions siano molto bassi, al livello di una persona seduta: dovrebbe essere sempre così e non avere banconi altissimi adatti solo per chi è in piedi (intendo di almeno 1.70 m).

La nostra visita di Scuola di Specializzazione è proseguita poi con la visione ravvicinata (e privilegiata) di alcuni superbi codici miniati, illustrati dalla conservatrice della Malatestiana e dalla professoressa di storia della miniatura Federica Toniolo: non ci sono santi, un libro miniato va sempre visto dal vivo, perché nessuna macchina fotografica riesce mai a renderne pienamente i colori vibranti, i dettagli minuscoli e la lucentezza dell’oro!

Manoscritto miniato della Biblioteca Malatestiana

Manoscritto della Biblioteca Malatestiana di Cesena

Manoscritti miniati della Biblioteca Malatestiana

Prima di procedere con il trasferimento a Forlì per la mostra “L’Eterno e il Tempo“, è stata d’obbligo la tappa prandiale allo storico chiosco La Malaghiotta proprio davanti alla Biblioteca, che fa piade e crescioni S-P-A-Z-I-A-L-I a prezzi ridicoli: la prossima volta che andate a Cesena non ve lo potete perdere (oltre, ovviamente, alla visita alla Malatestiana)!

Nanabianca mangia il crescione di Cesena

Buonissimo il crescione alle erbette de “La Malaghiotta”!

Tutte le info pratiche sulla Biblioteca, antica e nuova, le potrete trovare qui. Buona visita!

2 Commenti

  • Jackie ha detto:

    Sempre belli e interessanti questi tuoi reportage. Si scoprono e si imparano un sacco di cose. E poi offri sempre anche qualcosa da mangiare. Grazie

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