Le sfumature dell’accessibilità sono tantissime, almeno quante quelle della disabilità. La normativa crede di cavarsela con un bagno spazioso e due maniglioni: ma se la normativa prende a riferimento soprattutto chi si muove su sedia a rotelle, nessuna regola garantisce la piena fruibilità di un luogo alle persone con nanismo.
È ora di cambiare rotta, ci pensa Nanabianca Blog!
La mia è una disabilità borderline: sulle lunghe distanze mi muovo con una carrozzina manuale, ma nel resto del tempo sono in piedi e sono nana, mooolto nana. Un mondo più inclusivo inizia dal poter fare pipì comodamente in un bagno che non sia quello di casa nostra: ho immaginato quindi di dare un “premio” a quelle strutture che mi hanno fatta sentire autonoma nonostante il mio metro scarso di altezza.
Da qui nasce Nana Friendly, un riconoscimento informale di accessibilità per le persone di bassa statura.
Viaggiare a un metro d’altezza: quali difficoltà?
Ciò che mi scoraggia dal viaggiare da sola è l’enorme incognita su cosa troverò una volta raggiunto un luogo: la camera d’albergo sarà accessibile per me? Riuscirò a sedermi sul water senza dovermi arrampicare? E a farmi la doccia? Arriverò alla serratura della porta d’ingresso? E altre infinite domande a cui bisogna far fronte quando si è “travel addicted” ma alti 1 metro (qui racconto cosa metto in valigia per essere autonoma in viaggio).
Un hotel “per nani”
L’idea di segnalare le strutture comode per i soggetti di bass(issim)a statura mi è venuta nel 2017, quando ho soggiornato per molte notti all’Albergo Verdi di Padova. Nanabianca Blog sarebbe nato di lì a poco e in quel periodo frequentavo una scuola di specializzazione post-lauream: cercavo un alloggio con l’unico requisito di essere prossimo alla facoltà, dove mi sarei recata ogni mattina da sola.
L’albergo era così vicino che avrei potuto andare a lezione in ciabatte e nonostante questo arrivavo spesso in ritardo: per il resto avevo acquistato la camera singola a scatola chiusa, sperando che si rivelasse agibile ai miei bisogni di nana. Troppa grazia sant’Antonio (di Padova): senza farlo apposta avevo trovato l’hotel perfetto!
Albergo Verdi, Padova
Il Verdi non è considerato struttura accessibile. Eppure, nelle settimane in cui ho dormito lì ho sempre avuto il sospetto che fosse in realtà un “hotel per nani”, perché quasi tutto era a misura mia: dalla porta d’ingresso con tessera magnetica al rubinetto della doccia, dagli interruttori della luce… alle finestre.
Già, grande emozione per me potermi affacciare dal davanzale senza salire sulla sedia! Senza contare l’ascensore con pulsantiera orizzontale e lo staff alla reception disponibile h24 per ogni richiesta. Anche per recapitarmi in camera la cena indiana e unta ordinata su Just Eat.
Ancora convinti che l’Albergo Verdi non sia accessibile? Dipende da che angolatura si guarda il problema: per le esigenze di Nanabianca è sicuramente un luogo molto, molto friendly.
Esigenze diverse e accessibilità universale
Il tema dell’accessibilità inizia a essere piuttosto sentito nel mondo dell’accoglienza turistica. Sempre più disabili viaggiano e cercano strutture adatte alle loro esigenze, tanto che anche le più grandi piattaforme di prenotazione online si stanno adattando a fornire informazioni più precise.
Booking.com, per esempio, offre una serie di filtri specifici per le Camere/strutture per ospiti disabili: caselle da spuntare suddivise tra Accessibilità della struttura e Accessibilità interna alla camera.
Il sito di Airbnb, inoltre, ha una pagina interamente dedicata a spiegare l’impegno della community in questo senso: richiesta agli host di fornire foto dettagliate, funzioni di ricerca ottimizzate per le diverse esigenze, sviluppo dell’accessibilità digitale, offerta di esperienze Airbnb più inclusive.
Il design for all
Ma siamo sempre lì: l’accessibilità viene associata quasi solo a chi viaggia su sedia a rotelle, o al limite alla cecità. Come ormai avrete capito, le esigenze sono molto più varie e complesse di quanto si immagini.
Eppure probabilmente nessuno ha mai detto allo staff dell’Albergo Verdi – impraticabile per altre disabilità – che è una pacchia per le persone di bassa statura: se io fossi nana (e lo sono!) e dovessi prenotare un hotel comodo per me, certi particolari li vorrei conoscere.
Non esiste una forma sola di handicap e nemmeno un concetto univoco di accessibilità. È ora di entrare più nel dettaglio nel definire inclusiva una struttura. Tutto questo si risolverebbe in gran parte applicando il design for all: la progettazione che tiene conto dell’infinita varietà di esigenze – non legate solo a un deficit fisico o sensoriale – per creare un’accessibilità universale.
Io ho deciso di iniziare nel mio…ehm, piccolo, a cambiare il punto di vista sulla questione.
Le soluzioni
Quando si parla di abbattere le barriere architettoniche, si pensa subito a costi insormontabili. E invece ho una buona notizia! Certo, in un mondo ideale quelle non esisterebbero, ma qui sulla terra è un’altra storia: per rendere rapidamente un luogo fruibile alle persone di bassa statura a volte servono tecnologie sofisticatissime, come uno sgabellino di plastica (nella forma più basic costa solo 3,95€ da IKEA) e un bastoncino per accendere gli interruttori della luce. Fine.
Un esempio? Io nell’ultimo viaggio che ho fatto ho risolto la questione luce-in-bagno con un mestolo di legno trovato nella cucina dell’appartamento. Altre volte, invece, gli interruttori sono già sufficientemente bassi. O al contrario le finestre diventano irraggiungibili.
Essere versatili e creativi
Insomma, ogni situazione deve essere valutata caso per caso. Ma il fatto straordinario è che le soluzioni sono spesso economiche, versatili e implementabili, senza andare in contrasto con l’utilizzo del luogo da parte di altre categorie di utenti. Normodotati o disabili che siano. Anzi, anche i bambini beneficerebbero di spazi più a misura loro!
È fondamentale essere flessibili, creativi e saper ascoltare, soprattutto da parte degli addetti ai lavori. Una delle mie richieste più banali è che mi venga lasciato il telefono della doccia a portata di mano dopo la pulizia della camera: vale molto di più uno staff d’albergo attento alle esigenze minime di una Nanabianca, anziché spendere migliaia di euro per rifare un bagno perfettamente a norma sulla carta. Talmente a norma che a livello funzionale poi non risulta comodo a nessuno. Sembra paradossale, ma il più delle volte è così.
Nana Friendly
Come generare sensibilità su questo tema, se al momento non esiste? Ho pensato che la consegna simbolica di un riconoscimento in stile Tripadvisor possa incentivare gli esercizi pubblici a prestare più attenzione e a rendersi accessibili a diverse categorie di utenti. Anche alla mia.
È da qui che la mia mente ha partorito il concetto di Nana Friendly. Cos’è? Una sorta di certificazione informale che non segue parametri rigidi. Non ha valore legale, per ora.
A chi verrà rilasciata? A quei luoghi in cui una diversamente alta come me si può muovere senza difficoltà.
Perché questo nome? Perché deriva da “Nanabianca Friendly” (mi perdonino i nani maschi, ma il progetto va anche a favore loro) e perché verrà consegnata dopo aver sperimentato personalmente il luogo. Un “Nanabianca approved”, insomma.
Il logo è stato progettato da Francesca Da Fatti, giovane graphic designer veronese, e recita: Questo è un luogo Nana Friendly / Suitable for Little People.
Quali caratteristiche deve avere un luogo per essere considerato Nana Friendly?
● Un parametro fondamentale è l’empatia e la predisposizione del personale a venire incontro alle esigenze. Anche quando gli spazi non possono essere accessibili al 100%.
● Dev’essere semplice entrare e uscire dalla struttura in autonomia: preferire porte automatiche o comunque molto leggere, meglio se con maniglione verticale.
● Dal punto di vista più tecnico, va controllata l’altezza di: interruttori della luce, termostati, maniglia e serratura della porta d’ingresso, maniglie di porte e finestre. E ancora, di campanelli, pulsanti dell’ascensore, rubinetto della doccia, water, sciacquone, lavandino. Ma anche del ripostiglio della carta igienica e degli asciugamani, eventuali maniglioni di appoggio, letto, appendiabiti, tavoli e sedie…
● Nel caso che questi oggetti non siano raggiungibili, devono essere previsti degli ausili o delle alternative: es. gradini e sgabelli (stabili, mi raccomando!), prolunghe, bastoncini per arrivare agli interruttori, finestre automatizzate. Ma pure uno specchio mobile da appoggiare su un ripiano se quello davanti al lavandino è troppo in alto.
● Costituiscono un plus: almeno uno specchio basso, punti d’appoggio bassi in bagno, una seduta e una mensolina porta saponi nella doccia, la possibilità di chiamare qualcuno in caso di bisogno.
● Le informazioni sull’accessibilità devono essere chiare già prima della prenotazione: quando scelgo un hotel, controllo subito le foto del bagno. Quindi, per favore, fornite più dettagli che potete!
Verona Lago: un b&b accessibile
Il pretesto per passare dall’idea all’azione me l’ha dato Massimiliano Bertoldi, proprietario di un nuovo b&b a Bussolengo, tra Verona e il lago di Garda.
Nel progettare la nuova struttura dotata di due camere con bagno privato, Massimiliano ha espressamente voluto creare uno spazio accessibile in senso ampio. Senza discriminare i normodotati! Ha chiesto dunque la consulenza di portatori di handicap diversi, ricevendo critiche e consigli pratici: il carrozzato, il cieco, il sordo e la nana, che sarei io… Raccontata così, sembriamo usciti da un quadro di Bruegel.
L’accessibilità vista da Nanabianca
Dal mio punto di vista mi sono assicurata che interruttori e maniglie fossero a un’altezza friendly, e che quello che non si poteva abbassare fosse risolto in altro modo: come automatizzare la finestra e dotare il bagno di pedane per arrivare meglio al water e al lavandino.
Nel ragionare insieme a Massimiliano sul progetto del Verona Lago b&b, ho capito che ci possono essere differenti gradi di accoglienza, tutti ugualmente validi. Mi spiego: le esigenze delle varie disabilità spesso entrano in contrasto tra di loro, perciò è difficile essere inclusivi per tutti contemporaneamente. Ma se al momento della prenotazione si specificano le proprie richieste, Massimiliano farà in modo di far trovare tutto ciò di cui si ha bisogno: nel mio caso lascerebbe uno sgabellino in bagno, oggetto che invece potrebbe intralciare un’ospite cieca.
Un mondo più inclusivo è possibile
La mia prima consulenza turistica meritava di non cadere nel vuoto, ma anzi di generare qualcosa di duraturo. È così che è nato Nana Friendly, per ispirare altre buone pratiche. L’esempio di Massimiliano è stato recentemente seguito da Piera e Massimo del Residence Trieste a Riva del Garda, altro luogo oggi completamente Nana Friendly: ma di questo parlerò in uno dei prossimi articoli.
Sarebbe bello se altri professionisti del turismo seguissero le loro orme per un mondo più inclusivo: bastano solo 3,95€ per cambiare a qualcuno l’esperienza della toilette!
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